giovedì 24 maggio 2007

Orfeo e Euridice


Che non avesse molto senso l'ho sempre pensato. Ce l'aveva quasi fatta, l'aveva portata in salvo, ma proprio all'ultimo ha ceduto. Non ce la faceva più, doveva assolutamente vederla. E si è girato.
Caro Orfeo. Mi sono sempre chiesta perché, per tanti anni. Perché dopo aver smosso mari e monti, convinto tutti proprio tutti. Da Caronte allo Stige, dopo aver commosso il re degli Inferi per andare a riprendere la tua Euridice. Perché quando ormai ce l'avevi fatta avessi tradito quell'unica condizione che ti era stata posta. Non girarti a guardarla fino a che non foste usciti dal buio del mondo dei morti. Arrivato lì, tu che l'avevi desiderata e amata, l'avevi alle spalle, sentivi il suo respiro e il suo profumo, arrivato alla soglia, ti sei girato. E lei è sparita. Come un sogno quando ci si sveglia la mattina.
Eppure è andata così. Il troppo sentimento ti ha fatto essere impaziente. Non hai più resistito. Il cuore ha preso il sopravvento sulla tua mente e l'hai voluta guardare. Dopo tanto tempo. Almeno per un breve istante.
Ora ti capisco Orfeo. Dopo tanto tempo passato a chidermi per quale motivo lo avessi fatto. Ora ti posso comprendere. E mi dispiace averti giudicato male. Ho capito che la causa di tutto era proprio quel sentimento. Lo stesso che metti nella tua musica. Non fosse così grande e così bello, non ti avrebbe reso quello che sei. Anche se ha determinato il tuo destino di grande innamorato.

lunedì 21 maggio 2007

Mousse au chocolat


C'è chi si può fermare al suo nome, già di per se invitante. Quando arriva la cameriera, con il suo bellissimo accento francese e ti elenca in mezzo a tutti gli altri dolci del menù, l'unico che tu aspetti di sentire. Proprio lui. Mousse ou chocolat. Già le orecchie sono appagate. Quindi a volte basta fermarsi al nome. Ma poi quando arriva nella sua coppetta di vetro o ancor meglio nel piccolo coccio scuro, fresca e con un piccolo o lungo cucchiaino, la magia è quasi compiuta. Si. Il cucchiaino è già dentro. Ha rotto la sua piccola crosticina e si è infilato nella spumosa mousse al profumo di cioccolato. Un sapore indescrivibile. Ma soprattutto il ricordo. Ricordo di me bambina. Seduta con la mia famiglia in un bar o in un ristorante, durante una bella sera di vacanza francese. Poteva cambiare la mia età, cambiava il piccolo paesino del sud francese. Cambiavano i dehors, le cameriere, i menù. Ma lei c'era sempre. Mousse au chocolat. Ricordo di insegne di ferro battuto che scricchiolano al vento, di profumi di spezie, di gioia. Non c'era il senso del tempo. Non c'era il domani. Perché nella vacanza, per di più di bambino, oggi ieri e domani sono la stessa cosa. Ma una sera, seduta in quel piccolo ristorante, con le gambe che penzolano e non raggiungono terra. Non c'era bisogno di conoscere il francese per capire quella piccola frase di delizia. E oggi come vent'anni fa, quando la cameriera arriva e me la porta, sento ancora tutte quelle cose messe insieme. E non c'è pranzo francese nel quale io possa rinunciarle.