martedì 2 settembre 2008

Giro di boa

Arrivati a settembre mi sento sì ricaricata dalle lunghe vacanze estive, ma mi subentra un po' quella sensazione di intolleranza. Una volta toccata da vicino la vera libertà delle ferie, e parlo di libertà da: impegni, orari, appuntamenti, squilli di telefono e telefonini. Ecco una volta sentito il vento tra i capelli e aver a lungo nitrito, tornando alla vita di sempre mi sento un po' più intollerante. Un po' come quando si gira in infradito e scarpe da ginnastica e poi una sera bisogna rimettere lo zampone in una scarpetta stile cenerentola con la punta e il tacco mucho alto. Insomma, lo faccio ma non ne ho tutta questa voglia. Quindi vorrei dire basta ad alcune cose, sperando mi faccia sentire un po' meglio:
- basta a chi si piange addosso: avete proprio rotto. Non esistete solo voi, non esistono solo i vostri problemi e soprattutto non siete il centro del mondo!
- basta a chi usa gli abbaglianti in autostrada come un ariete contro il ponte levatoio di un castello assediato. Quando ho voglia mi sposto, fino a prova contraria se sei dietro di me vuol dire che sei arrivato dopo..
- basta ai telegiornali e la storia del caro prezzi. Prima di tutto creano un'ansia smodata. Tanto che la mattina sento che ci saranno aumenti su tutto (parole d'ordine: pane, pasta e petrolio), e penso: ma alla fine perché andare a lavorare se alla fine si pigliano tutto i petrolieri? Me ne sto a casa e penso al buio a come risparmiare.
- basta ai saldi. Hanno rotto. Non è possibile andare nei negozi e trovare la roba dell'ante euro. Io voglio comprare della roba che non sia solo XS o XXL, color vomito o peggio. Ma nemmeno comprarmi il cappotto..
Basta ai basta, probabilmente qualcuno sul suo blog sta parlando di una persona come me a cui dire basta...
(PS: basta agli spam, non ho il pene e non lo voglio "enlargiare", non gioco al casinò, non compro programmi tarocchi, non ho un conto in 10 banche che hanno problemi a scrivere in italiano che il mio conto corrente sta per essere chiuso) Mi sento meglio. Grazie

venerdì 27 giugno 2008

Fresh & Clean - Freschi e Puliti

Ci sono alcuni oggetti che scatenano dei ricordi, a volte basta anche un profumo o una sensazione per scatenarne uno.
Oggi andando nel bagno del nostro ufficio, qui al piano basso, ho notato un oggetto. Messo lì nel mobiletto dove noi donne teniamo gli oggetti per la sopravvivenza e quindi: spazzolino, dentifricio, salviette intime, pettini e tutto quello che può passare per le nostre menti malate. Ma non essendo un ufficio di sole donne, da oggi ha fatto l'apparizione una new entry a ben vedere molto poco femminile. Se le nostre salviette sono molto piccole, rosa, si chiamano CHILLY o nomi del genere, eccolo lì a troneggiare il tubone cilindrico azzurro scuro delle maxi salviette della Fresh & Clean. Un must assoluto delle vacanze della mia famiglia. Una vera manna nelle soste in autogrill, quando da bambini mia madre lo usava per pulire i nostri vari orifizi e le nostre manine appiccicose. Magari rosse dalle ore passate a menarci (io e mio fratello) sul sedile di dietro della nostra famigliare. Il profumo di quelle salviette è indimenticabile. Con la porta chiusa alle mie spalle, nel nostro bagnetto cieco (sì perché adesso vanno di moda i bagni ciechi con ventole che non funzionano!) ho preso in mano il maxi tubo, aperto il piccolo tappo, che nelle confezioni più piccole si rompeva immancabilmente, e ho respirato quel profumo che, sempre identico, mi ha riportato indietro alle estati di molti molti anni fa.




mercoledì 25 giugno 2008

Comunicazione virtuale?

Ormai comunichiamo quasi solo più in modo virtuale. Dall'invenzione del telefono in avanti ad esempio. Le lettere si sono perse un po' per strada, quelle righe un po' storte sulle quali fare bella mostra della propria bella o brutta grafia. Andare in cartoleria a scegliere una carta da lettere bella, magari profumata.
Ora ci sono i fax e ancor meglio le mail. Ma ormai anche questi sono superati: da Messenger. Vera droga dei nostri anni, senza la quale ci sentiremmo persi, isolati, abbandonati. Mezzo ideale per combinare serate, raccontarsi le cose, chiedere consigli. Per sfogarsi, confidarsi. Poi il mondo di Facebook, nel quale tutti si conoscono, si ritrovano, chiacchierano, ritrovi i vecchi compagni di scuola, crei gruppi, ti associ ad altri gruppi. La tomba del tempo libero in pratica.
Questa grande voglia di comunicare sembra però non appartenere al mondo reale. Quello in cui siamo tutti chiusi nelle nostre auto, aggrappati al carrello del supermercato, attenti a prendere il nostro guantino, il nostro sacchettino, a metterci in ordine tutti in fila indiana. Contando che alla cassa meno dici pezzi, ci siamo attenuti a quella semplice regola. Quando qualcuno che non conosciamo ci rivolge la parola siamo colti sempre da una totale diffidenza. Squadriamo dall'alto in basso, credendo intimamente che questa persona ci stia per ipnotizzare, derubare, truffare.
Tutto questo semplice mondo, che di solito mi aspetta là fuori non appena esco dall'ufficio, si smaterializza quando vado in giro con mia mamma. Donna in grado di entrare di prepotenza all'interno della "sfera intima" di tutte le persone, facendoli passare dallo "stare sulle proprie" allo stadio "ridi, scherza, racconta la storia della tua vita" nel giro di poche battute. Quando giro con lei, per strada, alla fermata dell'autobus, in sala d'attesa dall'oculista, al supermercato, insomma ovunque, trova persone che alla fine non vedevano l'ora di essere "approcciate", che hanno voglia di chiacchierare, di raccontarsi. Con davanti la persona giusta sono in grado di raccontarti particolari di ogni genere sulla loro vita privata, figli, marito, animali domestici. Abitudini alimentari, gusti in fatto di abbigliamento. Insomma vedere la vita attraverso questo "varco dimensionale" fa vedere l'altro lato delle persone, quello che tengono nascosto.

venerdì 13 giugno 2008

Driiiiiiiin

E' stata una maratona. Non che sia finita. Anzi siamo alle strette finali. Non parlo di corsa, perché quella dura poco anche se la fatica è tanta. Qui invece si tratta proprio di maratona. Che quando credi che sia finita, che non ce la fai più, che ti stanno venendo i crampi, ecco leggi il cartello -25km alla fine. Mi sento un po' così.
Metafore a parte il trasloco è stato duro davvero. Pensavo che il momento più bello sarebbe stato aprire la porta di casa e dire "tutto questo ora è mio (=nostro)", invece con i ritmi incessanti che ci hanno spinto non mi è venuta questa frase. Ho aperto, visto il colore orrendo che avevano le pareti e ho pensato "tutto questo rosa porcello non diventerà mai più bianco..". Poi corri, pulisci, trasporta, sistema, pennella, scotcha, ripulisci, lava. Insomma ad un certo punto non ce la si faceva più. Bello si ma anche faticoso.
L'altro giorno dopo dieci (dico 10) giorni di attesa, finalmente arriva il momento delle piccole (grandi) soddisfazioni. Parcheggio in corso Bosio a Pinerolo e vado in una scuola di danza che fa anche targhe e coppe. Quale sia il nesso tra le due attività mi è tuttora ignoto. Ritiro le mie due targhette. E corro a casa. Le metto. Una per il citofono piccola, una più grande per la buca delle lettere. Ecco così posso finalmente chiamarla "casa".






mercoledì 28 maggio 2008

Vita di previsioni

Guardavo come ogni mattina il Tg5, quello che dura 10 minuti e viene mandato in loop costante, così da permettere alle persone che soffrono di risveglio rallentato la possibilità di capire ad ogni passaggio qualcosa di più. Inizialmente solo immagini senza suoni. Poi si intravedono dei titoli. Si ode in lontananza anche una voce. Dopo il caffé, si distinguono anche delle parole, RAPINATA-BANCA-UCCISO-MALVIVENTE-ARRESTATO-IL-CASSIERE. Poi via via scorrono le notizie.
In base alla mia assonnata osservazione ho potuto trarre alcune deduzioni. Specie riguardo che cosa interessa agli italiani prima di uscire di casa. Sì perchè dopo aver sentito le notizie, solitamente di cronaca nera, si parte con le previsioni. Intanto si prevede come aprirà la borsa, i cambi, il maledetto oro nero, le valute. Poi l'abbinata vincente. Meteo e oroscopo. Io vorrei sapere CHI esce di casa senza sapere in primis caldo/freddo pioggia/sole. In base a questo decido come vestirmi, che scarpe mettere. Ombrello sì. Ombrello no. Ultimamente, ombrello sì sì sì. Poi l'oroscopo. Primo segno, secondo segno, il terzo è il mio. Lo so già. Ascolto con non curanza: l'ariete (e penso a Sabri) poi il toro (e penso a Sara), intanto commento tra me e me se sono fortunate o no, se sono contenta o meno per loro. Poi finalmente il mio segno. Grande aspettativa. Scarsi risultati. La frase è breve, generica. Spesso inquadra bene la situazione, ma lascia la soluzione del problema completamente nelle mie mani. Suggerendo il più delle volte un atteggiamento "machiavellico", aggettivo che secondo me la cara Luisa de Giuli (astrologa) deve aver depositato, al fine di poterlo usare a piacere. Esasperando poveri esseri appena svegliatisi, sofferenti di bassa pressione, incapaci di ogni reazione. Ecco io ogni mattina subisco l'oroscopo della DeGiuli.
I poveretti della Bilancia (mamma ad esempio) stamattina si sono sentiti dire "Prendete molte informazioni prima di elaborare un programma più completo".
E quindi??? Eppure lo ascolto tutte le mattine. Scema io?

lunedì 28 aprile 2008

Strette di mano


Fosse per me le abolirei. Ormai stringersi la mano sa di atto formale, spesso privo di significato, ancora più spesso ha qualcosa di obbligatorio. Capita di imbattersi infatti in ogni sorta di mani, grandi e piccole. Calde o fredde. Asciutte o umide. Rugose o morbidissime. Si è ormai diffusa l'idea che la stretta di mano è lo specchio dell'anima o quasi. Simboleggia il carattere, lo spirito. Quanto più è molle tanto meno il carattere di chi stringe è sottomesso e privo di energia. Questo ha portato ad una vertiginosa crescita delle strette di mano vigorose. Sono dell'idea che spesso gli uomini per far colpo e dare una rapida idea della loro virilità, utilizzino la stretta di mano come biglietto da visita. Noi tendiamo ignare la nostra mano, diamo una stretta nella media, né molle né di ferro, ma ne riceviamo indietro una presa con le tenaglie che ci lascia senza fiato e con le dita dolenti.
Io, ripeto, proporrei di abolire la stretta di mano. Tra parenti e amici, due bei baci sono la cosa migliore, volendo riducibili anche solo a uno. Trasmette calore, c'è contatto fisico. Tra estranei la stretta di mano ha senso solo per siglare un accordo, un'intesa. Quindi larghe e profonde strette di mano agli incontri d'affari, quando si sigla magari un contratto. Ma basta con questo dilagare di strette gratuite. Tese per lo più ad accorciare delle distanze "umane" che comunque spesso permangono. E sopratutto cari uomini, andateci piano. Noi siamo fatte di burro.

lunedì 31 marzo 2008

Virtuosi del curriculum

Nella vita si , bisogna sapersi vendere. La nostra Anna ne sta facendo una professione. Insomma bisogna farsi pubblicità. Mi è capitato spesso di avere con amici e colleghi uno scambio d'idee sul come compilare il proprio curriculum. C'è chi è e vuole rimanere onesto fino al midollo e afferma che mai, neanche sotto tortura, potrebbe dichiarare il falso. Mai potrebbe attribuirsi di conoscere un po' meglio una lingua che in realtà ha dimenticato o non ha mai saputo, inserire attitudini, capacità o esperienze leggermente non rispondenti al vero.
C'è poi chi d'altro canto non ha alcun tipo di pudore. Dichiara smaccatamente il falso, sicuro di rimanere impunito in un'omertà dilagante, in virtù della quale nessuno chiede e nessuno dice più di quanto è richiesto.

In realtà la mia opinione è sempre stata quella di vendersi al meglio, quindi senza dire nulla di falso, far comprendere bene le proprie capacità, utilizzando spesso anche intere frasi per dire una benamata cippa di niente.
Nel lavoro che faccio mi capita spesso e volentieri di vedermi passare sotto mano dei curricula. Alcuni molto semplici, altri con tante esperienze. Ma solo alcuni di loro possono essere ritenuti vere opere d'arte. Quando finisco di leggerli, riprendo da capo e mi chiedo, ma di che lavoro stiamo parlando? Non riesco ad esimermi dal fare un esempio pratico. Ecco di seguito un breve elenco delle capacità e competenze acquisite da questo candidato:
- Capacità di lavorare in gruppo e di relazionarsi con la clientela
- Capacità relazionali e di adeguamento in ambiente multietnico
- Sviluppata propensione all’ascolto.
- Capacità di lavorare in situazioni di stress, legate soprattutto al rapporto con il pubblico
Tutto questo indovinate? Nel servire in un bar. Non ho parole, tanto di capello, vorrei conoscerti!
PS: ma Google è un programma?

mercoledì 26 marzo 2008

Rocciamaneud: ristorante con vista


E' da un po' che non mi sentivo di consigliare un ristorante. Ma devo dire che dopo l'esperienza in questo piccolo ristorantino mi si sono vivacizzate le papille gustative e la voglia di raccontare.
Innanzitutto devo chiarire che anche solo il posto meraviglioso in cui si trova offre un motivo più che sufficiente per andare anche solo a prendere un caffè. Il ristorante Rocciamaneud si affaccia con la sua grande vetrata sulla Valpellice, in uno spettacolo bello di giorno, ma imperdibile di sera. Nell'attesa che i piatti ordinati arrivino a tavola, il tempo vola guardando oltre il vetro tutte le luci che baluginano nella valle poco più in basso. Il menù è alla carta anche se ci sono delle formule per la degustazione e anche dei menù molto economici per i pranzi in settimana. Scorrendo tra i vari piatti si vede subito che chi li ha studiati non ha voluto rimanere nella banalità, proponendo piatti della tradizione piemontesi rivisitati (come gli gnocchi alla bagna caoda) o studiati per i vegetariani. L'ospitalità è ottima, come la cortesia. Oltre a quanto segnato in carta ci sono le proposte del giorno (come lo stufato d'asino). Io vi consiglio il poker di antipasti freddi, con delle acciughe al rosso che fanno girare la testa. I dolci sono anche strepitosi, dalla meringata alla pastiera napoletana. Prezzi contenuti, meglio prenotare. I posti sono davvero pochi, l'ambiente raccolto e famigliare. Devo tornarci, anche solo per assaggiare la merenda sinoira.


Ristorante Rocciamaneud Loc. Rocciamaneud, 206, Angrogna Tel 0121/944334 - 333/6203548 Chiuso mercoledì pranzo e cena e giovedì a pranzo

venerdì 21 marzo 2008

Bloggare in zona industriale

E' una vergogna aver trascurato così a lungo il mio blog. Lo so. Ne sono cosciente.
Quando qualcuno trascura il proprio blog non è mai per cattiveria nei suoi confronti. Lo immagina un po' come la fidanzata/o lontano a cui si pensa con tanto affetto, ma che proprio non si può raggiungere a causa dei tanti tanti chilometri che li separano. Così il blog tale e quale. Si pensa a lui. Lì che langue. Vorresti potergli dire tante cose, ma mancano il tempo e le occasioni.
Penso al mio blog ogni volta che passo davanti al casello di Vadò, che mi fa da anello di congiunzione tra la zona industriale e l'intricato mondo della viabilità torinese.
A fine giornata, stanca e con la mente semi lobotomizzata, mi capita spesso di infilarmi nella corsia Telepass e tirare fuori l'apricancello nell'inutile tentativo di farmi aprire da quello. La sbarra si apre comunque e io mi sento ogni volta un po' più scema. Sono momenti in cui, mi viene da dire, questo lo racconto sul blog.
Mi viene anche da pensarci quando vedo lo scempio che c'è qui, sempre in zona industriale. Luogo in cui le leggi non esistono, i bilici parcheggiano in mezzo alle rotonde. Nessuno mette le frecce, tanti vanno contromano.
Dove quando esci la sera, fuori dai nostri begli uffici, trovi le prostitute che fanno a pezzi i pallet ad un metro da te e si preparano a fare il fuoco per la fredda notte che le aspetta. Dove ogni luogo è un cassonetto. Dove Napoli ce l'abbiamo noi. Anche se qui la differenziata funziona, almeno per chi la vuole fare. Ma a due passi da industrie che producono fatturati da capogiro, come l'Italdesign solo per citare la più nota, dove crescono come funghi i centri commerciali, come il 45° Nord e a due passi sorgeranno nuovi capannoni con negozi e supermercati, lì di fianco c'è l'inciviltà. E questo ne è solo un piccolo esempio.


martedì 4 marzo 2008

Il raket della cicoria

Ormai le cose più preziose al mondo sono quelle che si ottengono gratuitamente. In quanto una cosa più è rara più è preziosa. Il ragionamento non fa una piega.
In questo caroeuro e caro tutto (oggi ho speso 60€ di pieno, no comment) gli anziani e non solo con le loro pensioni minime e le loro grandi pance, perchè la fame non invecchia, vengono attratti come mosche da questo semplice cibo.
Si trova in natura molto facilmente. Le piante sono molto riconoscibili e, dopo una rapida bollitura, possono essere divorate dai loro appetiti voraci.
Armati di cappello, coltello e sacchetto di plastica si aggirano per i prati piegati a 90°. A parte il rischio di non alzarsi più e di incappare o meglio scivolare in qualcosa di marrone più che verde, gli anziani si lanciano non solo sui ridenti campi delle località fuori porta. No. Loro si avventurano pure qui, nella nostra grigia e depressa zona industriale Vadò a Moncalieri, ricca di ogni sorta di inquinamento per cercare questa delizia gratuita. In piccoli fazzoletti di terra, tra il marciapiede e la statale, loro vengono a volte anche coi nipotini, il cane (che funge anche da concimante a quattro zampe) e moglie, per accaparrarsi non appena spuntano, queste timide e verdi foglie.


martedì 19 febbraio 2008

Pizza sì, ma al taglio!

Sarà un po' l'ora, sarà che ho tanta fame, ma era un po' di tempo che volevo dedicare un lungo pensiero al mio panettiere di fiducia.
La mattina presto, ha le vetrine appannate dal caldo respiro del pane, i croissant e le pizze. Varcando la soglia, gli occhi mi brillano alla vista di tante cose buone appena sfornate. La sciura che serve sembra appena uscita dal parrucchiere, sempre perfetta, taglio, piega, colore. Sempre gentile. Complimenti, che invidia. Io invece sono scarmigliata, assonnata, con gli occhi ancora appiccicati. Che però si spalancano davanti a tanto bendiddio. I panini sono incredibili, morbidi e teneri. Il sabato e solo il sabato poi fanno il pane di campagna. Ma non lo tengono in vista, cosicché tutti i mufloni morti di fame lo possano vedere. No. Loro lo tengono nel retro (insieme a chissà quante altre cose buone..) e se tu lo conosci, ne hai già sentito parlare, allora glielo chiedi. Loro tirano fuori il filone e tu già immagini gli abbinamenti.
Se poi la passione è dolce, io metterei da parte il classico croissant e mi voterei anima e corpo alle "manine", piccole mani fatte di pasta di croissant con tra le dita tanta buona marmellata di albicocche.
Se invece è la pizza a far venire l'acquolina, entrando sulla sinistra c'è quella al taglio. So che in via Saluzzo c'è la migliore pizza al taglio del mondo, ma quella del panettiere ancora calda è un sogno. Semplice, focaccia, pizzetta, focaccia farcita, focaccia ai pomodorini o alla cipolla. E mentre scrivo ne ho un pezzetto non troppo piccolo che mi aspetta fedele nel buio del mio baracchino. Buon appetito!

Forno di Boaglio via Montegrappa 49 Pinerolo

giovedì 7 febbraio 2008

Rimaniamo vigili

E' incredibile come la forza dell'abitudine ci spinga a vedere anche quello che in realtà non c'è. Un brevissimo episodio per spiegarmi.
Oggi, nel mio ufficio. Davanti alla mia scrivania ci sono due sgabelli. Per sei mesi uno di loro era rosso l'altro granata. Da poco il rosso è stato sostituito, e ora sono tutti e due granata. All'arrivo di un cliente, con i suoi occhi nuovi e freschi, guarda gli sgabelli e dice che sono tutti e due uguali. Noi qui, guardiamo gli stessi sgabelli e sosteniamo che uno è rosso e uno granata. Anche se lì davanti la realtà è ben diversa. Lì il granata urla da tutte le parti.
Ma allora perchè noi vediamo con gli occhi di ieri e non quelli di oggi? Perchè l'abitudine ci spinge a stravolgere la realtà?
Mi piacerebbe perdere questo velo e vedere anche io tutto con occhi nuovi.
Stessa situazione quando arrivano gli ospiti. Fino a poche ore prima la casa è perfetta e in ordine. Quando gli ospiti devono arrivare, tutto cambia. La casa è la stessa, ma io guardo tutto con i loro occhi e noto mille cose che prima non c'erano. Giornali in disordine, ragnatele, scarpe fuori posto.
Ma perchè questo sguardo non ce l'abbiamo tutti i giorni? Non per farmi venire i sensi di colpa casalinghi, ma per vedere ogni cosa in questo modo. Come se fosse la prima.

mercoledì 6 febbraio 2008

La vita sulla sedia a rotelle

Teoria dell'evoluzione. Caro Darwin oggi ti ho proprio pensato.
Da qui a cent'anni, anche di più, ci sarà una selezione naturale che porterà alcuni individui ad essere selezionati, altri messi da parte.

Immagino che le caratteristiche dei prescelti, nella vasta specie dell’homus impiegatus (leggi impiegato medio), avranno come caratteristica principale una particolare forza nei polpacci. Diciamo che i polpacci forti stanno agli impiegati come il collo lungo alle giraffe.
Sì perchè il vero impiegato cerca di ergonomizzare ogni suo gest
o. Nessun movimento deve essere inutile o causare alcuno spreco di energia, seppur in modo infinitesimale.
Strumento principe di questa filosofia è la sedia a 5 rotelle. Oggetto spesso sottovalutato, acquistato dalle aziende per la ben nota legge 626. Oltre a prevenire strane posture, gobbismi e stortismi, permette di raggiungere ogni parte dell'ufficio con una semplice spinta, si alzano i piedi e si vola via da una parte all'altra. Leggeri come farfalle.
I dossier non ci scappano più, in un baleno si arriva al telefono. Alzarsi diventa una fatica immane e soprattutto inutile. Fin dove la sedia arriva, si va. Dove non arriva, pazienza, ci si ferma.
Peccato per le scale, gli ascensori, le strettoie…



lunedì 4 febbraio 2008

Lacrime adieu!

La scienza e la ricerca sono il nostro futuro. Riponiamo nella ricerca scientifica le nostre più profonde speranze. Gli scienziati ci faranno vivere fino a 150 anni e nessuno ci darà mai più la pensione. Sconfiggeranno tutte le malattie che oggi conosciamo, lasciando spazio a tutte quelle che ancora ci sono ignote. Sceglieremo grazie a loro, il colore dei capelli e degli occhi dei nostri figli.
Ma perchè parlo del futuro, quando già nel presente stanno facendo passi da gigante? Probabilmente se non fossero stati tagliati i finanziamenti alla ricerca nel nostro Bel Paese, oggi potremmo essere noi a vantarci di questa incredibile scoperta.

Oggi 4 febbraio, gli scienziati Neo Zelandesi dopo lunghe e annose prove di laboratorio, annunciano ai mass media e a noi curiosi la creazione della prima cipolla senza lacrime. Hanno disattivato il gene legato all'enzima che ci fa piangere. Dopo quattro anni di ricerca, hanno modificato il DNA della cipolla e dato il via ai soffirtti modificati geneticamente.
Allora via al brasato, al ragù, alla frittata di cipolle, alle cipolline in agrodolce!
Lacrime adieu!


venerdì 1 febbraio 2008

Privato vs pubblico

Lo so che è un luogo comune. E' sulla bocca di tutti, dei vecchietti che guardano i cantieri mentre la moglie a casa mette su il minestrone, dei signori seduti al bar tra un bicchiere di rosso e una partita a carte. Però lo voglio dire anche io.
Non mi capita spesso di avere a che fare con "lo Stato", intendendo tale le istituzioni nel loro vario genere e gli enti comunali in particolare. Ma quelle rare volte che le nostre vite si sfiorano e si incrociano mi vengono i nervi. Da buona mezza meridionale col sangue caliente, basta ben poco per farlo ribollire. Poche lungaggini, qualche faccia smunta e via di seguito.
Noi del privato siamo piccole api operose. Arriviamo in ufficio puntuali e se c'è tanto lavoro ci mettiamo a ronzare di buona lena e dimentichiamo pausa caffè e spesso anche pausa viccì. Possiamo compiere moli incredibili di lavoro in una mattinata, come la dea Kalì fare otto cose contemporaneamente ed uscire esausti ma soddisfatti del nostro operato in una giornata tipo di 8 ore.
Negli uffici comunali non succede proprio così. Pare che tutto sia lasciato al caso. Ipotizziamo di dover andare in anagrafe a fare dei semplici certificati, quindi non sto parlando di una richiesta di matrimonio tra una donna italo - kurda e un defunto. Perchè tutto non succede in modo semplice e automatico? Del tipo: devono prendere il numerino i casi x,y e z. Le altre lettere dell'alfabeto si dividano in fila. Gli uni accedono direttamente agli sportelli SENZA fare la fila, gli altri compilino gli appositi moduli. Una cosetta così semplice e chiara. Non pretendo niente di più. Il bello sarebbe conoscere questi semplici trucchi PRIMA di aspettare tre quarti d'ora, e prima che l'ultimo arrivato ma bene informato ti passi davanti per fare pratiche lunghe come la quaresima.
Se il mio Comune avesse bisogno di una consulenza, io sono disponibile!


martedì 29 gennaio 2008

Orizzonte

Capita a volte di girare tutte le capitali europee, desiderare di vederne altre. Uscire dalla UE, alla ricerca di luoghi sempre più belli, esperienze magiche da ricordare. Guardare, magari a distanza di anni, le foto scattate in vacanze più o meno brevi accanto alle persone che erano con te, ricordando luci, palazzi, strade e negozi. Ricordi cittadini. A volte spezzettati. Ci ricordiamo di un luogo, ma non come ci siamo arrivati. Ricordiamo un aneddotto, ma non come è nata quella situazione.
Spesso pensiamo che solo prendendo un aereo, comprando una vacanza attaccati al nostro ormai inseparabile www, possiamo vivere delle emozioni forti e uniche.
Invece no. A volte sono dove non te le aspetti, svoltando un angolo. Passando per strada, in fretta con la macchina e con la coda dell'occhio. Un colore inatteso, una situazione particolare. Magari le cose che vediamo tutti i giorni, viste quel giorno diverse, perchè siamo noi ad essere cambiati.
Ad emozionare più di ogni cosa, sono spesso i paesaggi. E per chi le ama come le amo io, le montagne. Spesso creano degli scenari inattesi. Quando c'è nebbia, quando c'è il solo e loro sono bianche di neve. Quando ha fatto brutto, ma le nuvole rese rosse o rosa dal sole, regalano un motivo per sorridere.
C'è chi cerca queste emozioni in giro per i vari continenti. C'è chi li trova, senza preavviso, salendo dei gradini, in pieno centro a Torino.


Alpi. Vista dal Monte dei Cappuccini - Torino. Museo della Montagna. Secondo piano.

venerdì 25 gennaio 2008

Tutti pazzi per Lidl


E' già successo a tutti noi. La malsana tentazione di acquistare ogni sorta di oggetto solo perchè costa poco, solo perchè in saldo. Sotto costo? Allora lo compriamo! Offerta speciale? Stiamo arrivando. Ormai mi luccicano gli occhi appena vedo un depliant pubblicitario. E a quelli che scrivono fuori casa No Pubblicità In Buca, io risponderei Pubblicità In Buca? Sì Grazie!
A volare più veloci della luce, meglio sicuramente dei volantini col loro porta a porta (non quello di Vespa), sono le newsletter, che ci promettono tutto il desiderabile a cifre ridicole. Ma mai ridicole come quelle del Lidl.
Quanto volte abbiamo sentito parenti, amici o parenti degli amici (!) raccontarci dei pazzeschi affari fatti tra quelle quattro squallide mura illuminate da pallidi neon? Tostapane mirabolanti capaci di ogni funzione, farine di importazione che si impastano e lievitano (quasi) da sole. Insomma la terra promessa. Tutto sommato spesso e volentieri, tenersi alla larga da questo mondo di tentazioni da sollievo alle nostre finanze, ma non certo alla nostra morbosa fantasia desiderosa del più sfacciato consumismo.
Dopo lunga astinenza, sicuramente molto ponderata e saggia, la tentazione si è insinuata e ha aperto il suo varco. Un po' come una diga, che accumula e accumula la sua acqua, ma come si presenta una piccola falla, l'acqua preme e fa tracimare tutti gli arretrati.. Questo solo per rendere l'idea.
Per tanto recarmi al Lidl ieri sera, per di più in ottima compagnia è stata un'esperienza indimenticabile o quasi. Motivo scatenante della gita, il mio phon. Fuso nel disperato tentativo di abbinarlo con un diffusore per ricci. Risultato dell'abbinamento: zero ricci e phon fuso. Attimo di cordoglio per un amico di tante e tante avventure. Poi si pensa immediatamente al suo sostituto. Morto un papa... Ovviamente la coincidenze sono sempre bene accette, e sulla newsletter di Lidl c'è un super spaziale phon in offerta. Telepatico o quasi. Mi ci fiondo. Bisogna però conoscere una semplice regola delle offertedellidl: se l'offerta è il giorno x MAI andare il giorno Y. Quindi ieri bisognava assolutamente andare, l'ideale sarebbe stato barricarsi con una canadese davanti l'ingresso per aspettare l'apertura e vedere il sole sorgere dietro lo squallido piazzale. Ma non si può essere perfetti. La corsa agli scaffali c'è, come anche l'ansietta di arrivare lì e vedere che le orde dei barbari hanno razziato tutto il possibile. Invece no! C'è tutto! Meraviglia anche nel vedere tutte le altre cose mirabolanti e in parte inutili che sono disseminate ovunque: mobili, scaffali, lampade, attrezzi per giardinaggio, fai da te, insomma di tutto. Per tanto me ne esco con del dentifricio, una serra portatile col basilico, il famoso phon, generi alimentari di vario genere e soprattutto tanta tanta voglia di tornare. Lunedì c'è un'altra offerta...

mercoledì 9 gennaio 2008

Maria Taylor - Song Beneath the Song

Se siete tesi, agitati, stressati... beh sentite qui.

lunedì 7 gennaio 2008

Un frenetico inizio

Rieccoci in pista. Tutti quanti. In macchina, poi in ufficio, poi di nuovo in macchina e a casa. Via, si ricomincia. Ho un po' quella sensazione di soffriggere, come una cipollina nell'olio bollente in attesa che arrivi la passata di pomodoro. E quest'anno di salsa ce n'è proprio tanta. A partire dalla casa nuova e da tutto quello che comporta, spese e soddisfazioni ugualmente distribuite. Per fortuna le vacanze mi hanno caricato a sufficienza per affrontare i prossimi mesi.
Per la prima volta nessun viaggio, ma ho fatto il pieno di famiglia. Sia la mia nuova piccina picciò, sia quella allargata che ormai si è venuta a creare dopo tanti anni. Il parentado ormai si fonde tra parenti veri e acquisiti coi quali è sempre bello passare delle ore. Il bello del Natale è proprio questo, avvicinarsi alla propria famiglia, vedere chi ormai per necessità o lontananza vediamo meno di frequente. Apprezzare tante belle tradizioni. Come l'albero, il cerimoniale dell'apertura dei regali (anche se funestato da varie influenze), il pranzone e il cenone.
Ho anche conosciuto delle persone nuove, sempre motivo di stimolo e riflessione. Perchè siamo sempre abituati a confrontarci molto poco con gli altri, spesso viviamo circondati più o meno dalle stesse persone per tutti i giorni di tutto l'anno. Mi è piaciuto invece a Capodanno scoprire in compagnia di una coppia Veronose - Parigina - Londinese che il Natale o il Capodanno non sono ovunque uguali. Che rimbambirsi di petardi e botti come se fosse la contraerea della prima guerra mondiale (va bene anche la II) non è la norma in ogni parte del mondo. Che non è normale che il primo dell'anno ci siano le ambulanze a presidiare le piazze, dato che in teoria è una festa più o meno per tutti. Ma in più ho guardato con occhi nuovi la nostra italianità, e con orgoglio. Siamo criticati un po' in tutto il mondo, spesso a ragione, per tanti piccoli difettucci, come la mafia e sorvolo su tutto il resto. Ma siamo anche un gran popolo di tradizionalisti, questa volta in senso buono.
Sotto le feste la voglia di tradizioni si moltiplica e andiamo a cercarle tutte, una per una, senza neanche farci caso. Chiedendo al ragazzo Parigino, Simon, quali fossero i piatti tipici in Francia in occasione delle feste, mi ha risposto che non ce n'erano. Io con tutta l'enfasi ero lì a spiegargli invece che da noi durante le feste non possono mancare panettone & pandoro, le lenticchie portano soldi (questo non è stato facile da far capire), cotechino o zampone è uguale, tranne per i famelici mangiatori di cotenna, il cappone a Natale è di dovere (tra l'altro complimenti a mammà che l'ha cucinato in modo incredibile). Ho pensato che fosse bello, un popolo intero accomunato dagli stesi usi, tutti li ha ingozzarsi di lenticchie. Che alla fine avanzano sempre. In tutte le case.