venerdì 27 giugno 2008

Fresh & Clean - Freschi e Puliti

Ci sono alcuni oggetti che scatenano dei ricordi, a volte basta anche un profumo o una sensazione per scatenarne uno.
Oggi andando nel bagno del nostro ufficio, qui al piano basso, ho notato un oggetto. Messo lì nel mobiletto dove noi donne teniamo gli oggetti per la sopravvivenza e quindi: spazzolino, dentifricio, salviette intime, pettini e tutto quello che può passare per le nostre menti malate. Ma non essendo un ufficio di sole donne, da oggi ha fatto l'apparizione una new entry a ben vedere molto poco femminile. Se le nostre salviette sono molto piccole, rosa, si chiamano CHILLY o nomi del genere, eccolo lì a troneggiare il tubone cilindrico azzurro scuro delle maxi salviette della Fresh & Clean. Un must assoluto delle vacanze della mia famiglia. Una vera manna nelle soste in autogrill, quando da bambini mia madre lo usava per pulire i nostri vari orifizi e le nostre manine appiccicose. Magari rosse dalle ore passate a menarci (io e mio fratello) sul sedile di dietro della nostra famigliare. Il profumo di quelle salviette è indimenticabile. Con la porta chiusa alle mie spalle, nel nostro bagnetto cieco (sì perché adesso vanno di moda i bagni ciechi con ventole che non funzionano!) ho preso in mano il maxi tubo, aperto il piccolo tappo, che nelle confezioni più piccole si rompeva immancabilmente, e ho respirato quel profumo che, sempre identico, mi ha riportato indietro alle estati di molti molti anni fa.




mercoledì 25 giugno 2008

Comunicazione virtuale?

Ormai comunichiamo quasi solo più in modo virtuale. Dall'invenzione del telefono in avanti ad esempio. Le lettere si sono perse un po' per strada, quelle righe un po' storte sulle quali fare bella mostra della propria bella o brutta grafia. Andare in cartoleria a scegliere una carta da lettere bella, magari profumata.
Ora ci sono i fax e ancor meglio le mail. Ma ormai anche questi sono superati: da Messenger. Vera droga dei nostri anni, senza la quale ci sentiremmo persi, isolati, abbandonati. Mezzo ideale per combinare serate, raccontarsi le cose, chiedere consigli. Per sfogarsi, confidarsi. Poi il mondo di Facebook, nel quale tutti si conoscono, si ritrovano, chiacchierano, ritrovi i vecchi compagni di scuola, crei gruppi, ti associ ad altri gruppi. La tomba del tempo libero in pratica.
Questa grande voglia di comunicare sembra però non appartenere al mondo reale. Quello in cui siamo tutti chiusi nelle nostre auto, aggrappati al carrello del supermercato, attenti a prendere il nostro guantino, il nostro sacchettino, a metterci in ordine tutti in fila indiana. Contando che alla cassa meno dici pezzi, ci siamo attenuti a quella semplice regola. Quando qualcuno che non conosciamo ci rivolge la parola siamo colti sempre da una totale diffidenza. Squadriamo dall'alto in basso, credendo intimamente che questa persona ci stia per ipnotizzare, derubare, truffare.
Tutto questo semplice mondo, che di solito mi aspetta là fuori non appena esco dall'ufficio, si smaterializza quando vado in giro con mia mamma. Donna in grado di entrare di prepotenza all'interno della "sfera intima" di tutte le persone, facendoli passare dallo "stare sulle proprie" allo stadio "ridi, scherza, racconta la storia della tua vita" nel giro di poche battute. Quando giro con lei, per strada, alla fermata dell'autobus, in sala d'attesa dall'oculista, al supermercato, insomma ovunque, trova persone che alla fine non vedevano l'ora di essere "approcciate", che hanno voglia di chiacchierare, di raccontarsi. Con davanti la persona giusta sono in grado di raccontarti particolari di ogni genere sulla loro vita privata, figli, marito, animali domestici. Abitudini alimentari, gusti in fatto di abbigliamento. Insomma vedere la vita attraverso questo "varco dimensionale" fa vedere l'altro lato delle persone, quello che tengono nascosto.

venerdì 13 giugno 2008

Driiiiiiiin

E' stata una maratona. Non che sia finita. Anzi siamo alle strette finali. Non parlo di corsa, perché quella dura poco anche se la fatica è tanta. Qui invece si tratta proprio di maratona. Che quando credi che sia finita, che non ce la fai più, che ti stanno venendo i crampi, ecco leggi il cartello -25km alla fine. Mi sento un po' così.
Metafore a parte il trasloco è stato duro davvero. Pensavo che il momento più bello sarebbe stato aprire la porta di casa e dire "tutto questo ora è mio (=nostro)", invece con i ritmi incessanti che ci hanno spinto non mi è venuta questa frase. Ho aperto, visto il colore orrendo che avevano le pareti e ho pensato "tutto questo rosa porcello non diventerà mai più bianco..". Poi corri, pulisci, trasporta, sistema, pennella, scotcha, ripulisci, lava. Insomma ad un certo punto non ce la si faceva più. Bello si ma anche faticoso.
L'altro giorno dopo dieci (dico 10) giorni di attesa, finalmente arriva il momento delle piccole (grandi) soddisfazioni. Parcheggio in corso Bosio a Pinerolo e vado in una scuola di danza che fa anche targhe e coppe. Quale sia il nesso tra le due attività mi è tuttora ignoto. Ritiro le mie due targhette. E corro a casa. Le metto. Una per il citofono piccola, una più grande per la buca delle lettere. Ecco così posso finalmente chiamarla "casa".