lunedì 31 marzo 2008

Virtuosi del curriculum

Nella vita si , bisogna sapersi vendere. La nostra Anna ne sta facendo una professione. Insomma bisogna farsi pubblicità. Mi è capitato spesso di avere con amici e colleghi uno scambio d'idee sul come compilare il proprio curriculum. C'è chi è e vuole rimanere onesto fino al midollo e afferma che mai, neanche sotto tortura, potrebbe dichiarare il falso. Mai potrebbe attribuirsi di conoscere un po' meglio una lingua che in realtà ha dimenticato o non ha mai saputo, inserire attitudini, capacità o esperienze leggermente non rispondenti al vero.
C'è poi chi d'altro canto non ha alcun tipo di pudore. Dichiara smaccatamente il falso, sicuro di rimanere impunito in un'omertà dilagante, in virtù della quale nessuno chiede e nessuno dice più di quanto è richiesto.

In realtà la mia opinione è sempre stata quella di vendersi al meglio, quindi senza dire nulla di falso, far comprendere bene le proprie capacità, utilizzando spesso anche intere frasi per dire una benamata cippa di niente.
Nel lavoro che faccio mi capita spesso e volentieri di vedermi passare sotto mano dei curricula. Alcuni molto semplici, altri con tante esperienze. Ma solo alcuni di loro possono essere ritenuti vere opere d'arte. Quando finisco di leggerli, riprendo da capo e mi chiedo, ma di che lavoro stiamo parlando? Non riesco ad esimermi dal fare un esempio pratico. Ecco di seguito un breve elenco delle capacità e competenze acquisite da questo candidato:
- Capacità di lavorare in gruppo e di relazionarsi con la clientela
- Capacità relazionali e di adeguamento in ambiente multietnico
- Sviluppata propensione all’ascolto.
- Capacità di lavorare in situazioni di stress, legate soprattutto al rapporto con il pubblico
Tutto questo indovinate? Nel servire in un bar. Non ho parole, tanto di capello, vorrei conoscerti!
PS: ma Google è un programma?

mercoledì 26 marzo 2008

Rocciamaneud: ristorante con vista


E' da un po' che non mi sentivo di consigliare un ristorante. Ma devo dire che dopo l'esperienza in questo piccolo ristorantino mi si sono vivacizzate le papille gustative e la voglia di raccontare.
Innanzitutto devo chiarire che anche solo il posto meraviglioso in cui si trova offre un motivo più che sufficiente per andare anche solo a prendere un caffè. Il ristorante Rocciamaneud si affaccia con la sua grande vetrata sulla Valpellice, in uno spettacolo bello di giorno, ma imperdibile di sera. Nell'attesa che i piatti ordinati arrivino a tavola, il tempo vola guardando oltre il vetro tutte le luci che baluginano nella valle poco più in basso. Il menù è alla carta anche se ci sono delle formule per la degustazione e anche dei menù molto economici per i pranzi in settimana. Scorrendo tra i vari piatti si vede subito che chi li ha studiati non ha voluto rimanere nella banalità, proponendo piatti della tradizione piemontesi rivisitati (come gli gnocchi alla bagna caoda) o studiati per i vegetariani. L'ospitalità è ottima, come la cortesia. Oltre a quanto segnato in carta ci sono le proposte del giorno (come lo stufato d'asino). Io vi consiglio il poker di antipasti freddi, con delle acciughe al rosso che fanno girare la testa. I dolci sono anche strepitosi, dalla meringata alla pastiera napoletana. Prezzi contenuti, meglio prenotare. I posti sono davvero pochi, l'ambiente raccolto e famigliare. Devo tornarci, anche solo per assaggiare la merenda sinoira.


Ristorante Rocciamaneud Loc. Rocciamaneud, 206, Angrogna Tel 0121/944334 - 333/6203548 Chiuso mercoledì pranzo e cena e giovedì a pranzo

venerdì 21 marzo 2008

Bloggare in zona industriale

E' una vergogna aver trascurato così a lungo il mio blog. Lo so. Ne sono cosciente.
Quando qualcuno trascura il proprio blog non è mai per cattiveria nei suoi confronti. Lo immagina un po' come la fidanzata/o lontano a cui si pensa con tanto affetto, ma che proprio non si può raggiungere a causa dei tanti tanti chilometri che li separano. Così il blog tale e quale. Si pensa a lui. Lì che langue. Vorresti potergli dire tante cose, ma mancano il tempo e le occasioni.
Penso al mio blog ogni volta che passo davanti al casello di Vadò, che mi fa da anello di congiunzione tra la zona industriale e l'intricato mondo della viabilità torinese.
A fine giornata, stanca e con la mente semi lobotomizzata, mi capita spesso di infilarmi nella corsia Telepass e tirare fuori l'apricancello nell'inutile tentativo di farmi aprire da quello. La sbarra si apre comunque e io mi sento ogni volta un po' più scema. Sono momenti in cui, mi viene da dire, questo lo racconto sul blog.
Mi viene anche da pensarci quando vedo lo scempio che c'è qui, sempre in zona industriale. Luogo in cui le leggi non esistono, i bilici parcheggiano in mezzo alle rotonde. Nessuno mette le frecce, tanti vanno contromano.
Dove quando esci la sera, fuori dai nostri begli uffici, trovi le prostitute che fanno a pezzi i pallet ad un metro da te e si preparano a fare il fuoco per la fredda notte che le aspetta. Dove ogni luogo è un cassonetto. Dove Napoli ce l'abbiamo noi. Anche se qui la differenziata funziona, almeno per chi la vuole fare. Ma a due passi da industrie che producono fatturati da capogiro, come l'Italdesign solo per citare la più nota, dove crescono come funghi i centri commerciali, come il 45° Nord e a due passi sorgeranno nuovi capannoni con negozi e supermercati, lì di fianco c'è l'inciviltà. E questo ne è solo un piccolo esempio.


martedì 4 marzo 2008

Il raket della cicoria

Ormai le cose più preziose al mondo sono quelle che si ottengono gratuitamente. In quanto una cosa più è rara più è preziosa. Il ragionamento non fa una piega.
In questo caroeuro e caro tutto (oggi ho speso 60€ di pieno, no comment) gli anziani e non solo con le loro pensioni minime e le loro grandi pance, perchè la fame non invecchia, vengono attratti come mosche da questo semplice cibo.
Si trova in natura molto facilmente. Le piante sono molto riconoscibili e, dopo una rapida bollitura, possono essere divorate dai loro appetiti voraci.
Armati di cappello, coltello e sacchetto di plastica si aggirano per i prati piegati a 90°. A parte il rischio di non alzarsi più e di incappare o meglio scivolare in qualcosa di marrone più che verde, gli anziani si lanciano non solo sui ridenti campi delle località fuori porta. No. Loro si avventurano pure qui, nella nostra grigia e depressa zona industriale Vadò a Moncalieri, ricca di ogni sorta di inquinamento per cercare questa delizia gratuita. In piccoli fazzoletti di terra, tra il marciapiede e la statale, loro vengono a volte anche coi nipotini, il cane (che funge anche da concimante a quattro zampe) e moglie, per accaparrarsi non appena spuntano, queste timide e verdi foglie.