Lo so cosa sta pensando il mio lettore medio. E cioè, questa ha proprio un chiodo fisso: il cibo. Non me la sento assolutamente di smentire. Però vale la pena di sentire questa storia che ricorda un po Heidi, con le sue gote rosse e con una capretta in braccio (chissà che odore...) e un po' la fiaba di Hansel e Gretel, nella fattispecie quando si entra nella cucina della strega.
Ma partiamo dagli esordi, dai prodromi. Domenica, giornata meravigliosa. Cielo limpido e blu. Non azzurro o celeste, proprio blu. Di quel blu che quando vai in montagna ti sembra di poter toccare il cielo con un dito. Un blu che contrasta con il verde delle montagne e con le cime un po' brulle, ma non più innevate. Il vento ha spazzato via ogni ombra di nuvola, continua a soffiare forte e ti fa illudere che finché ci sarà lui nessuna perturbazione improvvisa ti potrà sorprendere. Peggio di ogni altra cosa la nebbia, che ti porta da 30 gradi a 15 e ti fa perdere la via della meta e quella di casa. Ma non è questo il caso. Niente nebbia, niente nuvole. Il blu più profondo.
La giornata si preannuncia fin da subito impegnativa, quando all'inizio della passeggiata leggiamo un cartello in legno, bello massiccio, che recita: Bric Boucie
La discesa dura un paio di orette, ma ad aspettarci al Pian della Crosennetta, un alpeggio. I maiali si rotolano soddisfatti e noi li guardiamo immaginando: noi, loro, uno spiedo. Poco oltre, l'agriturismo. La Porziuncola. Non ci siamo fermati che per un breve caffè. A pochi metri in linea d'aria una casetta di pietre con tetto in lose. Tipica costruzione valligiana. Entrando sembra di essere nell'antro dello stregone. Il tetto bassissimo. Ad illuminare il locale solo una misera lampada che fa luce solo sul tavolo. Rischiara a tratti la luce del sole che filtra dal tetto sconnesso e costruito solo da travi e lose. A destra sinistra e ovunque, oggetti di ogni tipo. Dai pintoni, ai paioli e anche una piccola discarica lì in bella vista. Manca il focolare, questo si. Ma ad aprire il cuore sulla sinistra, dietro la porta d'ingresso una piccola serie di ricotte appese ad asciugare, lungo il muro. E nella profondità di campo l'altra porta lascia intravedere grandi e piccole tome che riposano e aspettano solo noi per uscirsene dal buio. Per pesare il formaggio il bergè tira fuori una vecchia bilancia col piatto e il contrappeso. Anche se pesa un po' di più o un po' di meno, non importa. E' quasi un peccato doversi allontanare da un posto dove il tempo sembra essersi fermato. Dove la fretta non esiste. Dove il rapporto umano conta più di ogni altra cosa.
3 commenti:
Il cielo blu, il panorama mozzafiato, la eh,eh,ehhhhh scottatura sulle gambe (te lo ricorderai fino alla prossima volta il nitrito di tua madre, vero?), la visione dei maialini felici nel letame (si facevano la maschera?), le tome ammiccanti, il bergè che con la stadera pesava la ricotta e sta sicura che sarà stata meno che più la pesata, ma......... 4 ore e mezza di salita anche in compagnia del più figo dei compagni IO non l'avrei mai fatta. Però ho pensato, come al solito ,a quanto ero felice che la mia bambina avesse un compagno che condividesse tutte o quasi le sue passioni: passeggiate, salite, discese, musei, viaggi in moto, mare, campeggio ecc. ecc. Auguri per le prossime prodezze. Mams
Alla fine sempre li si va a parare.
Perche pane salame e formaggio sono il cibo piu buono e il vino rosso la vera ambrosia. poi dopo sei ore a piedi si mangia con l'appetito che solo i giusti possono avere. La prossima volta, ne puntiamo uno di difficolta inferiore e veniamo anche io e Anna. Il piano è semplice: cerchiamo un agriturismo/bergé e ne usciamo con montagne di cibo
Ti dico solo questo: dalla macchina al bergè bastano 40 minuti... Quindi! E' più che abbordabile. Poi di fianco volendo c'è l'agriturismo, sai per farla proprio sporca!
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